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NON SCAPPO PERCHE’ HO PAURA, HO PAURA PERCHE’ SCAPPO

  • Immagine del redattore: Valeria Casella
    Valeria Casella
  • 14 mar 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

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Il sole splende, la temperatura è mite, la giornata è ideale per una passeggiata nella natura che si sta risvegliando. Il ritmo del tuo respiro segue quello dei tuoi passi e tutto è tranquillo, quando senti un rumore, come un fruscio, forse un ramo che si spezza. Per un istante ti blocchi, ti guardi intorno e non vedi nessuno. Il rumore si ripete e così affretti il passo in direzione di casa. Il respiro si fa corto, il cuore batte più velocemente: hai paura; più senti la paura, più vai veloce e più corri più questa paura cresce. 


Quindi scappi perché hai paura o hai paura perché scappi? 


La Teoria periferica delle emozioni di William James e Carl Lange ci dice che l’esperienza emozionale di ognuno di noi è la percezione di processi che si svolgono nel corpo; quindi, la condizione fondamentale è che per provare un’emozione deve prima succede qualcosa a livello periferico, cioè nel corpo.  


Le emozioni, quindi, sono la percezione di cambiamenti fisiologici che avvengono lontani del cervello per poi arrivare ad esso attraverso tutta una serie di attivazioni ben specifiche. 

Alla luce di questa teoria risulta evidente come possiamo influenzare – volontariamente ed involontariamente – i nostri stati d’animo attraverso il corpo e come, una volta padroneggiata la capacità di gestire le emozioni, possiamo mettere in moto il processo inverso. 


In alcuni articoli precedenti mi sono soffermata sulla connessione corpo-mente e su come i vissuti emotivi, più o meno traumatici, risiedono nel nostro fisico e la teoria periferica è uno dei numerosi studi che sostengono queste affermazioni e che porta ad una domanda la cui risposta richiede una buona dose di introspezione: 


Come stai nel tuo corpo? 


Quando l’individuo non è integrato, vive una frattura tra corpo, cervello e mente che non dialogano e quindi non riesce a tradurre in emozioni le alterazioni fisiologiche e i segnali che il corpo rimanda rispetto alle interazioni con l’ambiente esterno. In presenza di alessitimia (condizione psicologica per cui si ha una scarsa consapevolezza emotiva e quindi non si trovano le parole per descrivere ciò che si prova) è come se corpo, cervello e mente parlassero tre lingue diverse come un una di quelle barzellette dove ci sono un inglese, un francese e un italiano.  


L’epilogo però è decisamente meno divertente. 


Talvolta l’intervento mirato sulla parola può essere inefficace in prima battuta, ma è possibile entrare dalla porta di servizio (che poi così secondaria non è), vale a dire dal corpo, in maniera più o meno diretta. È possibile utilizzare tecniche di mindfulness, attività sportiva, neurofeedback dinamico non lineare, ecc... tutti strumenti che aprono la strada della connessione per poter avere finalmente la capacità di raccontare il proprio stato d’animo. 

Una volta ristabilita e consolidata questa connessione, la persona è in grado di percepire e raccontate le proprie emozioni: il corpo disegna una storia che il cervello comprende e la mente racconta. 


Finalmente quando stiamo facendo una passeggiata nel bosco ed un pettirosso muove un ramo che si spezza e produce rumore, possiamo continuare a camminare nonostante il corpo attivi l’allarme automatico e nonostante l’affacciarsi della paura, così che quando avrò davvero bisogno di correre per salvarmi da un pericolo reale, avrò gli strumenti per usare le emozioni con l’intento per cui esistono: vivere


Psi Studio offre interventi individuali mirati che spaziano dalla psicoterapia al counseling, passando attraverso il neurofeedback dinamico non lineare per lasciare aperta ognuna delle porte che conduce al benessere dell’individuo nella sua totalità ed unicità. 

 

A cura di  

Valeria Casella  

Life Coach & Content Writer  

  

Per informazioni  


Anna Farinato  

347 3551446  

e mail: annafarinato@libero.it    


Francesca Farinato  

349 0066077  

 
 
 

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