IL CICLO DELLA VIOLENZA NELLE RELAZIONI AFFETTIVE
- Valeria Casella

- 11 set
- Tempo di lettura: 5 min
RICONOSCERE I SEGNALI, PREVENIRE E DENUNCIARE GLI ATTI DI VIOLENZA

“Scambiamo tutto per amore, mentre l’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni, c’entra come la libertà con la prigione. Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo sull’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è questo l’amore. Invece, noi ci illudiamo di poter cambiare le cose, di poter correggere gli uomini maneschi, di riuscire a farli crescere anche quando gli si è bloccato lo sviluppo, e scalciano e urlano come bambini capricciosi. Solo che sono bambini alti uno e ottanta, con le spalle da gorilla e le mani che sembrano vanghe. Non illudiamoci mai, mai e poi mai, di poterli cambiare, o che possano cambiare per amore nostro. Anche se piangono come vitelli e dicono che non lo faranno più. Non caschiamoci e chiediamo aiuto il prima possibile. E se una figlia ha un fidanzato così, prendiamola, impacchettiamola e riportiamola a casa.”
Luciana Littizzetto
C’è stato un tempo, in Italia, in cui una donna poteva essere arrestata per aver tradito. Non un secolo fa. Ma nel 1968.
La legge puniva il “disordine” familiare, ma solo se lo causava una donna. Oggi le leggi sono cambiate, è vero... ma le dinamiche di potere, possesso e dipendenza che regolano molte relazioni sono ancora lì.
Più sottili. Più invisibili. Ma ancora presenti. Talvolta, ancora accettate in silenzio.
Per questo è fondamentale parlare del ciclo della violenza nelle relazioni affettive: per smascherare ciò che spesso non si vede, ma si ripete.
La violenza relazionale ha molte forme, dalla più esplicita – quella fisica – a quella invisibile delle restrizioni, dei limiti, delle manipolazioni, delle parole dette e non dette. La violenza psicologica lascia ferite emotive profonde, al pari dei lividi, dei segni, dei tagli sul corpo.
Talvolta, la violenza si eredita senza parole, attraverso comportamenti normalizzati, accettati, reiterati. Chi è stato vittima o testimone di atti di violenza, rischia di ripetere o subire il modello e Psi Studio è in prima linea per offrire gli strumenti necessari a riconoscere i segnali, prevenire l’atto con tempestività e intervenire laddove sia necessario trovare una via d’uscita e ricevere sostegno psicologico.
È necessario comprendere il ciclo della violenza, come funziona e perché si resta incastrati.
Lo studio di Lenore E. Walker: “Cycle of Violence” / “Cycle of Abuse”
Lenore Walker, psicologa, ha coniato la teoria del “Ciclo dell’abuso” nel 1979, definendo i modelli di comportamento che si verificano all’interno di una relazione violenza.
La psicologa distingue tre fasi principali:
accumulo di tensione,
incidente violento,
pentimento/luna di miele.
Queste fasi si ripetono in uno schema che incastra carnefice e vittima in infinite ripetizioni degli atti di violenza che possono riattivarsi nell’arco di ore, giorni, settimane, ecc.
Accumulo di tensione
La prima fase è caratterizzata dall’accumulo di tensione nella relazione, dovuta a diversi fattori. La comunicazione tra le parti può essere inefficace, poco chiara, scarsa o inesistente e portare ad uno stratificarsi di frustrazione, insoddisfazione e conflittualità latente.
La vittima minimizza ciò che accade, si adatta alle esigenze dell’altro e adotta l’atteggiamento tipico di chi “non vuole farlo arrabbiare”, riferendosi a quel compagno che si sta preparando ad uno scoppio d’ira.
Incidente violento / Esplosione della tensione
Questa è la fase della violenza vera e propria, dove tutte le tensioni, ormai incontenibili, esplodono.
La violenza può prendere molte forme:
Fisica: schiaffi, pugni, spinte.
Psicologica: insulti, minacce, umiliazioni.
Relazionale: controllo, isolamento, limitazioni della libertà.
Sessuale: rapporti forzati, mancanza di consenso.
L’abusante cerca di imporre la propria volontà e autorità sulla vittima che si ritrova paralizzata, confusa, travolta dal senso di colpa.
Pentimento / Luna di miele
L’ultima fase chiude il ciclo e al contempo prepara il terreno per un nuovo loop. Il carnefice si pente, piange, promette che “non succederà più”. La vittima vive un apparente ritorno alla normalità, alla calma e alla pace, mentre l’abusante finge di provare senso di colpa, pentimento e la illude con false promesse di cambiamento.
La vittima è accecata dal bagliore della speranza che la relazione sia tornata “quella di un tempo”, dove tutto andava bene e spera sia stato solo un episodio.
La realtà è ben più cruda e al ripresentarsi delle normali tensioni relazionali, il ciclo riparte, forse con più intensità, fino ad una nuova esplosione di ira. La vittima perde sia la speranza che la forza di reagire e si adatta ad una relazione pericolosa, normalizzandola, giustificando i comportamenti violenti e addossandosi tutte le responsabilità.
Come detto in apertura, sono passati meno di 60 anni dall’abolizione del reato di adulterio e la violenza è spesso ereditata sia per la vittima che per il carnefice. È un incastro psicologico che tocca corde profonde, quelle dell’attaccamento, quelle delle prime relazioni con i caregiver, quelle del senso di fiducia o sfiducia, quelle della sicurezza o della paura.
Come può intervenire Psi Studio
Interrompere il ciclo della violenza è difficile perché le vittime non chiedono aiuto. Nello specifico, in Italia, solo l’11% delle vittime di violenza domestica effettua una denuncia, forse proprio per quel passato recente dove la donna poteva essere condannata per aver “distrutto” la famiglia.
Molte donne non cercano aiuto né denunciano per timori legati alla paura, alla vergogna o alla soggezione economica e nel 93% dei casi di violenza da parte del partner, gli episodi non vengono denunciati.
Quando tutto diventa troppo e finalmente la vittima trova la forza e il coraggio di interrompere la relazione, denunciare e chiedere aiuto, può rivolgersi a Forze dell’Ordine ed Enti predisposti all’accoglienza, all’ascolto e alla riabilitazione.
Psi Studio, collaborando con il Tribunale di Busto Arsizio e con altri professionisti sul territorio, è un punto fermo nell’aiutare le vittime di violenza e nell’accompagnare gli abusanti in un percorso riabilitativo con l’obiettivo di sradicare la violenza dalle relazioni.
Psicoterapia, counseling relazionale, sostegno alla genitorialità, mediazione familiare sono gli strumenti che lo studio ha a disposizione per aiutare con professionalità e dedizione le vittime, grazie anche al supporto del neurofeedback dinamico non lineare.
Il counseling aiuta la persona a riconoscere lo schema che sostiene il ciclo della violenza, punta il riflettore sui segnali e sui comportamenti e permette di disinnescare il loop. Le sedute permettono di fare ordine nella confusione di pensieri, convinzioni ed emozioni per arrivare a dare voce ai bisogni legittimi della vittima. La naturale paura del cambiamento viene integrata nel lavoro tra counselor e cliente per trovare risorse laddove si vedono solo limiti con l’obiettivo di trovare la via d’uscita migliore per la persona.
La psicoterapia lavora in profondità sul trauma, sul legame affettivo distorto, sulla ricostruzione dell’identità. La persona viene accompagnata con delicatezza nell’esplorazione del passato alla ricerca dei modelli disfunzionali appresi, dello stile di attaccamento e delle convinzioni profonde su di sé, gli altri e il mondo.
Il percorso guida la persona a rielaborare la propria storia personale e a scoprire le strepitose risorse interiori non solo per uscire dal ciclo della violenza, ma soprattutto per imparare a riconoscere i segnali più sottili evitando una ricaduta al suo interno.
Non si esce dalla violenza con la forza, ma con consapevolezza, supporto, cura.
Interrompere un ciclo non è mai semplice. È un atto di coraggio silenzioso che inizia nel momento in cui si riconosce che qualcosa non va.
A volte serve solo qualcuno che ti aiuti a vedere ciò che da sola, da solo, non riesci più a nominare.
Se ti sei riconosciuto anche solo in parte, se conosci qualcuno che potrebbe essere dentro a questo schema, sappi che esistono spazi sicuri, professionisti preparati e persone pronte ad accoglierti.
Non sei esagerata. Non sei pazzo. Non sei solo.
E oggi, più che mai, è il momento di crederci davvero.
A cura di
Valeria Casella
Life Coach, Counselor & Content Writer
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Anna Farinato
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