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La psicoterapia è come una danza: inizialmente l’approccio è timido, un po’ riservato, poi lentamente ci si affida all’altro perché si intuiscono le intenzioni, ci si accomoda nell’andamento relazionale e, solo quando la relazione terapeutica diventa rassicurante e fiduciosa, allora la danza terapeutica si riempie

di intensità e di note vibranti, dove l’altro si apre e si schiude al terapeuta, lasciandosi trasportare verso

la più profonda e meravigliosa conoscenza di sé.

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Ero sui banchi del Liceo quando ho avuto la certezza che sarei diventata una psicoterapeuta, mi sarei occupata dell’anima, della psiche. Ritenevo quel mondo affascinante e appassionante e, a distanza di qualche decennio, affermo che è meravigliosamente attraente e in continua trasformazione.

La psicologia, declinata nelle sue diverse espressioni mi ha sempre appassionato e incuriosito. Mi sono aggiornata continuamente per approcciare nuove ipotesi di lavoro, nuove teorie e nuovi strumenti che

si sono implementati e integrati alle conoscenze precedenti, fornendomi una struttura di pensiero, di lavoro, operativa e integrata. Il mio approccio lavorativo è di estrema curiosità e rispetto verso l'altro.

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Utilizzo la curiosità terapeutica per comprendere come le persone trovino equilibri, a volte stabili

e a volte precari, a volte maladattivi, per far fronte alle avversità, alle sofferenze e ai traumi.

Nel percorso psicoterapeutico si apprende molto di se stessi e del modo di funzionare psichico;

si intuisce come le esperienze emotive guidano il modo di essere, perché non sempre vi è la consapevolezza di ciò che si è; l’essere umano è il frutto delle esperienze emotive vissute. Molte delle nostre scelte e dei nostri comportamenti è l’esito di movimenti emotivi profondi e inconsci, di cui non

si ha sempre una lucida consapevolezza. Rimango affascinata scoprendo quanto le persone possono apprendere e potenziare le loro capacità cognitive e relazionali. Compito del terapeuta è motivare le persone al cambiamento e attivare le risorse. Riconoscere i modelli che ci governano inconsapevolmente e decidere di compiere scelte più consapevoli è un obiettivo della psicoterapia. Gli studi sulla neuroplasticità cerebrale hanno messo in evidenza e dimostrato scientificamente che il cervello umano,

a qualsiasi età, è in grado di imparare risposte nuove per sostituire risposte automatiche, fornite dal cervello come un automatismo. Il cervello può così essere costantemente “modificato” a livello di connessioni per far sì che le persone possano imparare a dare la più efficace risposta all’ambiente circostante. Il percorso psicoterapeutico ci invita a vedere come spesso i comportamenti e le nostre risposte emotive siano frutto di tendenze stabilite da convinzioni e da credenze inconsce.

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Nel corso degli anni mi sono interessata di psicologia forense e sono iscritta all’albo dei Consulenti

del Giudice presso il Tribunale di Busto Arsizio dal 1998. Il lavoro di Consulente psicologico consiste nell’esprimere il proprio parere professionale nel corso di un procedimento, sia esso di natura civile o penale, quando vi è la necessità di una valutazione di natura tecnica (che viene demandata ad un professionista esperto nella materia oggetto del contendere). La parola perizia etimologicamente indica una valutazione fatta da una persona esperta (peritus) che, grazie alla maestria acquisita con lungo studio e pratica, è in grado di fornire al Giudice, peritus peritorum, un parere che servirà allo stesso per maturare una decisione. La valutazione psicologica e/o psichiatrica nel contesto penale viene chiamata Perizia mentre in ambito civile Consulenza Tecnica d’Ufficio, CTU, e in entrambi i casi le parti possono nominare un CTP, Consulente Tecnico di Parte, che partecipi alle Operazioni Peritali o agli incontri di Consulenza e collabori con l’esperto del Giudice al fine di garantire i principi base del contraddittorio tra le parti. Il CTU o il Perito, ascoltati i pareri dei due CTP e svolta una propria valutazione,  provvederà a prendere una decisione in merito, fornendo il proprio parere al Giudice.

L’approfondimento psicologico e/o psichiatrico concerne svariate tematiche, tutte però raggruppabili sotto un comune obiettivo: valutare il funzionamento psicologico di una persona, incluse le eventuali menomazioni e lesioni.

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Il lavoro in CTU mi permette, da anni, di contattare famiglie disfunzionali dopo una separazione che, a causa del conflitto, perdono il contatto con il buon funzionamento genitoriale e, spesso, creano situazioni in cui ai figli minori non viene preservato il diritto alla bigenitorialità e ad una crescita armoniosa psichica e fisica. Nel corso del lavoro come CTU mi confronto con molte figure professionali, come i Consulenti di parte o i vari operatori socio sanitari del territorio, con i quali, propongo interventi di scambio di rete professionale con l’obiettivo di aiutare ”la famiglia” a supportare i minori nel miglior modo possibile e in modo efficace e funzionale alla loro crescita.

Mi occupo anche di Consulenze tecniche di parte per le separazioni giudiziali. Il mio compito è quello di accompagnare psicologicamente il genitore nel percorso valutativo condotto dal Consulente nominato dal Giudice. Ho contatti con il legale che rappresenta il periziando e insieme, lavoriamo in team per accompagnare la persona nella fase valutativa di CTU e nelle modalità operative.

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I compiti del CTP sono:

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  • conoscere i contenuti degli atti di causa;

  • partecipare alle operazioni peritali organizzandosi con il CTU al fine di controllare l’adeguatezza metodologica dello svolgimento peritale e la sua completezza;

  • interagire con il C.T.U.

  • scrivere, a conclusione delle operazioni peritali, una propria relazione;

  • supportare emotivamente il periziando.

 

Un consulente di parte, oltre a salvaguardare gli interessi del suo cliente farà molta attenzione ai bisogni del minore e alle capacità degli adulti di rispondere in modo adeguato poiché, è indiscutibile, l’interesse preminente del minore in ogni procedimento.

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Il Neurofeedback Dinamico non lineare èla ultima specializzazione tecnica in senso cronologico.

Il Neurofeedback è un sofisticato software che, modulando lo stress, consente al cervello di liberare

e recuperare le proprie innate capacità e risorse. Quando le emozioni difficili ci impediscono di vedere la vita dalla giusta prospettiva, quando paure e ansia non ci consentono più di vivere serenamente, il Neurofeedback aiuta a riequilibrarci in modo ottimale lavorando sulla riorganizzazione degli elementi e delle situazioni stressanti.

NeurOptimal aiuta a ritrovare calma, lucidità, padronanza di sé e determinazione, qualità vitali in questi frangenti, e sempre. NeurOptimal® è la più avanzata tecnologia di allenamento cerebrale oggi disponibile. Il sistema NeurOptimal Dynamical Neurofeedback® è molto diverso da altri sistemi; si riceve, infatti, contemporaneamente i benefici dell’allenamento su tutte le frequenze disponibili.

Scoprire il neurofeedback dinamico non lineare è stata una sorpresa scientifica illuminante. Uno strumento che allena il cervello (la nostra torre di controllo) a stare nella parte migliore di sé.

Il cervello è un organo plastico e pigro. La plasticità gli permette di apprendere sempre connessioni nuove per fare, per pensare e per organizzare. La pigrizia fa sì che abbia sempre le stesse risposte stereotipate anche se disfunzionali, ma pronte all’uso. Ognuno di noi ha sperimentato, chissà quante volte, di trovare e provare strade nuove per risultati nuovi ma poi, ahimè quasi per “magia” ed inerzia di ritrovarsi a fare sempre le stesse cose, le stesse scelte, ad avere gli stessi comportamenti.

E’ proprio nell’esperire personalmente e poi con le persone che frequentano il mio studio la difficoltà di uscire fuori dai luoghi conosciuti, dai pensieri consueti, dalle azioni e dalle emozioni solite che il Neurofeedback dinamico non lineare è diventato uno strumento illuminante. Cosa fa?

Rende più nitido il pensiero, schiarisce le idee, fornisce la stessa calma e consapevolezza che hanno le persone che meditano. Il suo contributo alla persona è talmente delicato e rispettoso che, dopo il traning di almeno 20 sedute, le persone hanno la sensazione di essere di più loro stessi ma non di essere diversi. E’ proprio da questa centratura che nascono progetto che evolvono la persona verso obiettivi che finalmente sono raggiungibili.

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La mediazione familiare permette ai genitori di fare ai figli un grande dono: prendersi cura del legame genitoriale.

La mediazione familiare rappresenta una modalità di risoluzione delle controversie utilizzate nell’ambito familiare, caratterizzate da controversie e sentimenti emotivi, frustrazioni psicologiche difficilmente gestibili dalle parti. Entra a far parte dell’ordinamento giuridico italiano a partire dalla seconda metà degli anni 90 ma ha il suo pieno sviluppo con l’entrata in vigore della legge n.54/2006 che disciplina la separazione genitoriale e affidamento condiviso dei figli. Ha l'obiettivo di rendere la coppia genitoriale protagonista e responsabile nella gestione del conflitto, accompagnandola nella ricerca di soluzioni reciprocamente soddisfacenti per sé e per i figli, attraverso l'analisi dei bisogni di genitori e figli, con la finalità della continuità genitoriale.

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