GESTIRE LA VIOLENZA: PREVENZIONE, PREPARAZIONE E AUTODIFESA.
- Valeria Casella
- 5 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Il dizionario definisce violenza ogni atto o comportamento che faccia uso della forza fisica per recare danno ad altri.
La società moderna si impegna per eliminare la violenza in tutte le sue forme, da quella fisica a quella psicologica eppure il risultato che ne consegue sembra essere l’incapacità di riconoscerla e gestirla.
Film, videogiochi, canzoni e social media straripano di violenza fino al punto di averla resa normale. I nostri occhi sono desensibilizzati, assuefatti e inconsapevoli.
La Consapevolezza Situazionale (Situational Awareness) è uno dei concetti chiave nel mindest e nell’approccio all’autodifesa di Alberto Gallazzi, esperto di sicurezza personale e preparazione fisica. Leggere l’ambiente permette di anticipare il pericolo riducendo al minimo la necessità di ricorrere alla forza.
La violenza emerge quando l’ordine si spezza e il caos può arrivare in un battito di ciglia.
Cosa fare in questo caso?
Ogni essere umano ha un lato oscuro fatto di aggressività e questo non deve spaventarci, anzi la capacità di essere violenti può essere un pregio.
“Un uomo innocuo non è un uomo buono. Un uomo buono è un uomo estremamente pericoloso capace di controllarsi.” Jordan B. Peterson
Grazie all’esplorazione del nostro lato oscuro, alla preparazione fisica a quella mentale è possibile passare dall’essere innocui e potenzialmente dannosi per sé e per gli altri, all’essere pericolosamente buoni, capaci quindi di difendere e difendersi.
Le vittime di violenza raccontano come si siano sentite incapaci di muoversi, di reagire, persino di gridare e di quanto la mancanza di consapevolezza del pericolo e della situazione abbia giocato un ruolo fondamentale nel concatenarsi di eventi che hanno portato al trauma.
Sorge spontanea una riflessione: e se fosse necessario padroneggiare la violenza per evitare la violenza?
Può suonare controintuitivo e andare contro al porgere l’altra guancia che ci hanno insegnato al catechismo, ma..fermiamoci un attimo a riflettere.
Come fermare qualcuno che è seriamente intenzionato a fare del male, ferire o addirittura uccidere?
Jordan Peterson, Alberto Gallazzi e Tim Kennedy affrontano, ognuno con le proprie competenze, questo tema e hanno in comune l’idea che l’uso della violenza è l’ultima risorsa laddove ogni altro tentativo ha fallito.
La gestione dello stress e delle emozioni in situazioni di alta tensione é fondamentali per evitare reazioni impulsive e inutili escalation. Saper leggere l’ambiente e fiutare il pericolo è la prima arma per restare fuori dai guai, scegliendo di allontanarsi il prima possibile dalla minaccia. L’allenamento mentale e fisico contribuisce ad una presenza di spirito che può disinnescare situazioni potenzialmente violente.
Ma cosa fare quando si oltrepassa il confine tra ordine e caos?
Ecco allora che saper usare la forza fisica permette di avere salva la vita e la violenza diventa strumento protettivo anziché distruttivo.
Formare individui capaci di essere pericolosi permette di prevenire, affrontare e risolvere le situazioni pericolose.
La psicoterapia, il counseling e il neurofeedback dinamico non lineare possono essere uniti alla preparazione fisica per poter aiutare le vittime di violenza a superare il trauma e non solo. Questo approccio integrato permette a chiunque di diventare l’essere umano buono di cui parla Jordan Peterson, capace quindi di essere letale e allo stesso modo controllato.
Psi Studio può fornire gli strumenti necessari non solo alle vittime di violenza, ma a chiunque ne abbia la necessità.
Nello specifico il Neurofeedback dinamico non lineare aiuta a migliorare la regolazione delle risposte di stress e paura, favorendo una maggiore lucidità mentale e controllo delle emozioni durante le situazioni critiche. Può aiutare chi è stato vittima di violenza a ridurre le risposti di ipervigilanza o paralisi, rafforzando la capacità di reagire in modo funzionale e appropriato. Infine contribuisce alla riduzione dei sintomi dovuti all’esposizione ad aventi traumatici.
Il counseling può lavorare sulle credenze culturali che vedono la violenza come qualcosa di intrinsecamente sbagliato, anche quando è necessaria per la sopravvivenza. Molte donne, ad esempio, possono avere difficoltà a immaginarsi "pericolose". E’ possibile per queste donne, con percorsi personalizzati, sviluppare fiducia nelle proprie capacità di autodifesa, superando il senso di vulnerabilità.
La psicoterapia può aiutare le persone a elaborare paure profonde legate alla violenza, fornendo strumenti per reagire con lucidità in situazioni di pericolo. La terapia permette l’esplorazione del proprio lato oscuro e aiuta a riconoscere il proprio potenziale aggressivo, non per scatenarlo, ma per incanalarlo in azioni protettive e responsabili.
Abbandoniamo quindi l’idea che essere innocui sia sinonimo di bontà per abbracciare la visione del cane pastore che ha in comune con il lupo l’aggressività, ma la usa per proteggere il gregge.
Abbracciare il proprio potenziale non significa solo proteggere sé stessi, ma anche contribuire a costruire una società più sicura e consapevole.
Se sei pronto a esplorare le tue capacità, valuta l’idea di seguire un corso di autodifesa, intraprendere un percorso di counseling o sperimentare strumenti innovativi come il neurofeedback dinamico.
Non aspettare che sia troppo tardi: investire su te stesso è il primo passo verso una vita più libera e sicura.
A cura di
Valeria Casella
Life Coach, Counselor & Content Writer
Per informazioni
Anna Farinato
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Francesca Farinato
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